Vino e Carbon footprint

Pubblicato 21/07/2014 di primobicchiere
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carbon-footprint-green

(Informazioni tratte da un articolo di Agricoltura24 del mese scorso).

Da studi fatti pare che il valore medio dell’impronta di carbonio calcolata su una bottiglia di vino generico si attesti sui 2,2 ± 1,3 kg di CO2. In base a questo dato, il contributo del settore vitivinicolo al CF annuale globale delle attività umane a livello mondiale può essere approssimativamente stimato in 0,3%, un valore che non deve assolutamente essere trascurato.
Per quanto riguarda il settore della vitivinicoltura biologica rispetto a quella convenzionale, numerosi studi condotti con l’intento esplicito di confrontarle, hanno riscontrato che il valore medio del CF calcolato per il vino biologico è inferiore di circa il 25% rispetto a quello del vino convenzionale. Questa discrepanza potrebbe essere dovuta ad un uso maggiore di sostanze sintetiche in fase viticola per quanto riguarda la viticoltura convenzionale.

Non mancano i detrattori che invece sottolineano che le differenze fra le due pratiche viticole sarebbe invece minima a causa della maggiore resa della viticoltura convenzionale soprattutto su larga scala, dove le tradizionali pratiche viticole ed enologiche possono comportare minori emissioni di gas serra per ettaro rispetto ai casi di produzione biologica.

Flores 2011 – Cantine del Castello Conti

Pubblicato 28/04/2014 di primobicchiere
Categorie: degustazioni

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PROLOGO
Bottiglia acquistata dopo un piccolo coup de cœur a Fornovo due anni fa.
Il seguito prova che non avevo torto.

nebbiolo flores conti

Quando si parla di nebbiolo balzano immediatamente e inevitabilmente alla mente le sue austere rappresentazioni nei vari barolo, barbaresco, nei vini del nord Piemonte, in quelli della Valtellina. Ma qui ci troviamo di fronte a tutt’altra versione.
Un vino fresco che evoca ricordi di frutti e fiori. Lamponi, mirtilli, ciliegie e viole danzano festosamente all’estuario del calice.
In bocca è scorrevole, disinvolto, con il suo tannino ancora vivo che gli ricorda chi è e da dove viene, ma nonostante l’età sbarazzina è già pronto a deliziare i palati grazie alla sua beva immediata, fruttata, succosa. Vino da mescita ininterrotta.

Appunti sparsi da Cerea

Pubblicato 14/04/2014 di primobicchiere
Categorie: degustazioni

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Nonostante le avverse previsioni della vigilia sabato 5 aprile sono riuscito a ritagliarmi un momento per fare una capatina a ViniVeri, e devo dire di essere rimasto piacevolmente stupito da tanti assaggi veramente meritevoli. Perdonatemi le descrizioni un po’ approssimative ma gli ormai 10 giorni trascorsi, con in mezzo anche l’impegno Vivit, hanno dato una decisa spallata ai miei ricordi più profondi. Comunque, un solo giorno libero e 2 fiere da voler visitare. Tra Villa Favorita e Cerea ha la meglio quest’ultima perché in quella data gli amici erano lì concentrati. viniveri Appena arrivato vengo infatti sequestrato da Mauro Cecchi e Luigi Fracchia che come Virgilio e Beatrice (decidete voi chi è l’uno e chi l’altro) mi conducono attraverso quel sottile confine tra l’inferno e il paradiso. Dall’Umbria una realtà poco conosciuta da seguire con molta attenzione, Tenuta Baroni Campanino, che fa un ciliegiolo rifermentato dal naso molto grasparossa, e la ormai nota Collecapretta sempre con vini da alta classifica. In particolare i trebbiano spoletino hanno folgorato i miei neuroni. Dall’Abruzzo la cantina Rabasco, da una dritta dell’amico Jacopo Cossater, si merita una sicura menzione per la valida qualità dei suoi vini. Fabbrica di San Martino ha tirato fuori un Arcipressi ’13 da urlo, un vero vin de soif a tratti”rodaneggiante”, e sempre in lucchesia di Macea ricordo un Sauvignon ’12 dritto e scorrevole, un Pinot Grigio ’11 non immediato ma da alte soddisfazioni e un Campo Caturesi ’11 rosso di grande slancio e freschezza. Bernabeleva è stata una magnifica scoperta dalla Spagna (altamente sponsorizzata dal buon Fracchia), vini di un’acidità bellissima, rossi compresi, che abbattono quel muro di luoghi comuni per cui oltre i Pirenei escono solo rossi ciccioni e opulenti. E poi il solito Ezio Cerruti, il suo Fol ’13 (moscato secco) si presenta ancor meglio della già ottima annata (la prima) precedente. Niente male anche i vini di Borgogna di Roland Pignard, il Regnie più immediato e diretto, il Morgon più complesso. Poi sotto la guida di Stefano Amerighi, uno che di Syrah un pochino se ne intende, si va ad assaggiare in Rodano Domaine Du Coulet il cui Brise Cailloux ’11, quest’annata macerata anche coi raspi, ha una marcia in più. Freschezza strepitosa che invoglia alla beva. Unico rammarico aver mancato Joly, al mio palato ancora sconosciuto.    

Vinitaly 2014 and Co.

Pubblicato 28/03/2014 di primobicchiere
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vivit-vinitaly

Si sta avvicinando uno dei periodi più attesi dagli enofili di tutto il mondo, quello che vede l’avvento di 3 tra le più importanti fiere del settore in Italia.
Il prossimo weekend il triangolo Verona-Cerea-Sarego sarà teatro in contemporanea di Vinitaly, ViniVeri e VinNatur.
Quest’anno per me ci sarà l’onore (e l’onere) di raccontare e, soprattutto, far assaggiare i vini della Fattoria La Maliosa al Vi.Vi.T., il padiglione con tendenze natural-bio del Vinitaly.

fattoria la maliosa

Ho accettato (e ringrazio per questo l’incosciente Niccolò Desenzani per aver proposto il mio nome e l’Azienda nella persona di Antonella Manuli per la fiducia accordatami) la proposta ancor prima di conoscere i vini perché interessato e intrigato dal connubio che si è formato da poco più di un anno con l’agronomo piemontese Lorenzo Corino (proprio nei giorni della fiera verrà presentata la prima annata seguita interamente da lui in vigna ed in cantina) di cui ho sentito solo ottime parole (da Luigi Fracchia in primis).
Anche se nei giorni di vigilia sicuramente un mix di orgoglio e ansia da prestazione mi assalirà (io matricola sarò all’altezza? Ai posteri l’ardua sentenza…) sono convinto che sarà un’esperienza davvero meritevole.

Quindi, se per caso in quei giorni bazzicate il salone magari ci si vede allo stand 75 del padiglione 12 e si fa una sbicchierata assieme! 😉

 

Friulano 2011 – Aquila del Torre

Pubblicato 25/03/2014 di primobicchiere
Categorie: degustazioni

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Aquila del Torre è un’azienda agricola, biologica dal 2011, composta di 18 ettari vitati.
Trattamenti con rame e zolfo, concimazione con letame e compost.
Quest’annata coincide con l’ultima vinificazione da lieviti selezionati, dal 2012 saranno unicamente i lieviti indigeni ad occuparsi delle fermentazioni.
Questo vino credo faccia parte della batteria dei vini “base”, dal loro sito vedo infatti che producono anche diversi cru.
Bottiglia acquistata tempo fa in una enoteca di Modena dopo aver letto buone cose sulla cantina non ricordo dove ne’ da chi.
L’ultimo assaggio di un vino friulano (tutt’altra zona però) non era stato molto entusiasmante (eufemismo).

friulano aquila del torre

Profumi floreali mescolati a pungenze minerali. Poi pesca, un pizzico di agrumi e una leggera nota tostata.
Nella globalità un naso molto delicato.
Una discreta materia fa sentire la sua presenza in bocca dove troneggia una sapidità figlia di mineralità rocciosa, ben compensata dalla frazione acida che dà lunghezza e bella verticalità al sorso. Che chiude poi con un finale leggermente amarognolo.
Lontani dal bliss point ma bevuta davvero piacevole.

Storie di vino quotidiano

Pubblicato 18/03/2014 di primobicchiere
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cheap wine

Pochi giorni fa ero in un supermercato, una catena che non frequento abitualmente ma comoda per la mia posizione geografica del momento.
E proprio in questi luoghi a me non usuali sono solito fare una capatina verso la corsia dei vini, senza un vero motivo valido se non quello di scuriosare nell’illusione di trovare qualche buona bottiglia.
Poi noto un cliente che con fare deciso e sicuro afferra 6 bottiglie (una alla volta non tutte assieme), 4 di vino rosso e 2 di bianco, come se gli fossero estremamente familiari, come se fosse il suo vino preferito.
Alzo poi lo sguardo e con gli occhi incrocio il cartellino sopra il pallet su cui stazionavano le bottiglie e mi rendo conto che, forse, mi sbagliavo.
Le bottiglie in questione erano vini spagnoli, tempranillo il rosso e airen il bianco, e il cartello indicava a caratteri cubitali il prezzo: 1,19€ cad.
(sospirone)
Istintivamente ho cercato di capire le motivazioni di quella scelta.
Le motivazioni più insite e arcane intendo (un paio d’anni di Psicologia qualche strascico evidentemente lo hanno lasciato).
Cioè se lo fai per il prezzo non è meglio spendere 7 euri e rotti per una bottiglia di qualità migliore? Bevi un po’ di meno ma godi un po’ di più.
O forse….chissà….quel vino gli piaceva davvero e allora io sto sblaterando per nulla.
E dovrei imparare a farmi più spesso i cavoli (siamo in fascia protetta) miei.

Trattoria Campanini

Pubblicato 04/03/2014 di primobicchiere
Categorie: enogastronomia, gite fuori porta

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CAM01LC

E’ stata la tappa finale di una gita tra i castelli piacentini.
Se passate dalle parti di Busseto fermatevi a godere dei suoi piatti, non ne rimarrete assolutamente delusi.
Potrete iniziare con la classica torta fritta accompagnata da mirabolanti salumi locali (culatello, strolghino, crudo 36mesi…), proseguire con succulenti paste ripiene rigorosamente fatte in case (nel nostro caso tortelli di patate con funghi porcini, agnolotti con ricotta di capra e crema di porri,  caramelle di taleggio con Culatello di Zibello) e chiudere in dolcezza con una crema di latte in salsa di fragole o una crema di zabaione cotto.

2014-03-02 22.06.30

Anche la carta dei vini è meritevole, ampia e interessante.
Noi destreggiandoci tra vini più o meno mainstream abbiamo trovato questa chicca monferrina, a me già nota grazie ai suggerimenti del buon Luigi Fracchia.
Sorso scorrevole, dissetante, tra note balsamiche e leggere speziature pepose. Non voglio però perdermi in dedaliche descrizioni di sentori e profumi, che sono sì una bellissima cornice, ma il pregio principale di questa barbera è la sua beva agile, disinvolta, “pericolosa”. La bottiglia si svuota in un amen riscuotendo un unanime grande successo tra i commensali, enoappassionati e non.

Campania Rosso 2011 – Ciro Picariello

Pubblicato 11/02/2014 di primobicchiere
Categorie: degustazioni

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campania rosso picariello

Cena in territorio reggiano.
E’ bastata una rapida scorsa alla carta dei vini per capire che erano 3 le bottiglie su cui orientare la mia scelta: Dolcetto di San Fereolo, Campania Rosso di Picariello e Nero d’Avola di Marabino.
Il Dolcetto di Nicoletta Bocca mi è ben noto, la sua esclusione è dovuta unicamente al fatto che la mia cantina ne è ben fornita e preferisco sempre orientarmi verso terreni ancora sconosciuti.
Per questo la scelta di Picariello (che batte Marabino solo perché gli autoctoni campani mi stuzzicavano più del nero d’avola), memore anche degli ottimi incontri precedenti con il suo fiano.

But the curiosity kill the cat (cit.).
Impatto timido, anche al naso è poco intenso con profumi fruttati indistinti.
L’ingresso in bocca è soft, si coglie una leggera tannicità ma il liquido è un po’ indolente. Il gusto pare omologato, con una personalità non ben definita.
Pian piano col passare dei minuti si apre un po’ ma senza elevazioni verticali tali da invogliare il palato.
Stavolta il potenziale di questi vitigni autoctoni campani (aglianico, sciascinoso, piedirosso) non è stato totalmente espresso.

2014: il vino sommerso

Pubblicato 29/01/2014 di primobicchiere
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La Cantina di Sorbara dopo l'alluvione

La Cantina di Sorbara dopo l’alluvione

Alla natura non si comanda. Ma è la complicità umana, arrogante e superficiale, che trasforma un evento naturale in un disastro. E per favore non scarichiamo le colpe sulle nutrie.
E fu così che anche il mondo del vino emiliano, modenese in particolare, conobbe la forza distruttiva dell’acqua.
La produzione di Lambrusco in provincia rischia di essere gravemente compromessa.
Alla storica Cantina Sociale di Sorbara, ad una settimana dall’esondazione del Secchia, un reparto è ancora sott’acqua (compresa una parte delle bottiglie di vino) e i motori di molte apparecchiature sono da buttare.
Non è andata meglio alla Cantina della Volta, in quel di Bomporto, duramente colpita dall’esondazione del Naviglio e alla Soc. Agricola Bellei Aurelio e figli, sempre a Sorbara, i cui stabilimenti sono stati sommersi da quasi 2 metri di acqua.
Si è salvato fortunatamente Alberto Paltrinieri dell’omonima cantina, i cui stabilimenti e vigneti sono solo stati lambiti dalla piena.
Senza tener conto degli immani danni a campi e vigneti.
Chi viene da quelle zone racconta di scenari da battaglie belliche.

Puoi vedere il video QUI

Malvasia Istriana 2012 – Primosic

Pubblicato 30/12/2013 di primobicchiere
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Primosic Malvasia Istrianaf

Come tanti anche io sotto le feste sono stato vittima del famigerato virus intestinale. Fortunatamente colpito solo di striscio, ma in modo sufficiente da essere inibito alla mescita per un po’.
L’astinenza si è chiusa quindi con questa bottiglia, ordinata in osteria per 16,50 euri.
Vino privo di difetti enologici.
Se ne ricorda la spiccata mineralità sapida. Poco altro.
La prima cosa che ho pensato dopo l’assaggio è stata “…potrebbe essere confuso con centinaia di altri vini”.
Assenza di anima, di personalità.
Delusione totale.
Peccato.

IMHO.

[foto dalla rete]